Quando nel 1922 il cammino di Diego Rivera incrociava il sentiero di Frida Kahlo, probabilmente nessuno dei due si sarebbe aspettato, come del resto la vita è solita imporre nei suoi leggeri giochi di fatalità, che i loro destini sarebbero per sempre stati legati l’uno all’altra. L’uno trentaseienne affermato pittore di murali, con una solida formazione accademica alle spalle. L’altra, una ragazzina, vent’anni, studentessa. Provata dalla poliomielite e da un terribile incidente stradale, aveva cominciato a dipingere nei lunghi periodi in ospedale, quasi con l’intento catartico di chi rinchiude nella propria intimità un universo di emozioni troppo vasto e complesso per non svelarli.
Inizia così la storia di una coppia, nell’arte e nella vita, e di due artisti tanto importanti quanto differenti per stile, formazione e tecnica. Se il lavoro di Diego è fortemente legato alla dimensione pubblica e politica del Messico di quegli anni, l’opera di Frida cattura nella propria interiorità le emozioni più profonde, e le plasma con uno stile del tutto personale che ancora oggi è oggetto di studio. Nonostante dunque Rivera e Kahlo occupino posti differenti nella storia dell’arte, o forse proprio per questo, risulta davvero interessante poter vedere nelle sale di Palazzo Ducale le tele dell’uno a confronto con l’altra. Grazie al raffinato lavoro della curatrice Helga Prignitz-Poda, la mostra presenta con grande efficacia l'intreccio tra due personalità e due linguaggi molto diversi tra loro, e, in fondo, complementari uno all'altro. Racconta una storia d’amore, tormento e arte, ripercorre il sentiero dei due artisti con oltre 200 opere tra dipinti e fotografie, e ci permette, così, di esplorare due universi paralleli in un solo sguardo.
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![]() Frida Kahlo
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