Agli anni della produzione partenopea di Artemisia Gentileschi, fra il 1630 e il1654, è dedicata nel suggestivo scenario di Palazzo Blu a Pisa una mostra che, insieme a quella tenuta a Milano nel 2011 e a Parigi nel 2012, segna l’enorme interesse acceso negli ultimi anni dalla complessa e affascinante figura di artista.
Icona e fulcro dell’esposizione è l’ardita e suggestiva immagine di Clio, musa della storia, immortalata nel 1632 dall’artista con un dipinto, conservato nelle collezioni del museo pisano, che sfiora effetti di energica e palpitante potenza fotografica.
Distante da qualsivoglia canone stereotipato e lontana dalla più familiare ispirazione di tipo narrativo, la musa Clio della Gentileschi è animata dal fascino che la umane vicende e i personaggi che ne erano artefici accendevano nella raffinata sensibilità della pittrice romana.
Ruotano intorno al dipinto, frutto della commissione affidatale dai Guisa ma anche della stima che l’artista nutriva nei confronti dell’illustre casato, un apprezzabile numero di tele, molte delle quali presentate al pubblico per la prima volta. Il percorso espositivo intende proporre nuovi spunti di riflessione sull’interazione fra la complessa personalità della Gentileschi e i maggiori talenti della tradizione pittorica napoletana anche attraverso la comparazione con i lavori eseguiti presso la rinomata bottega che la stessa Artemisia in quegli anni guidava nella città partenopea.
Presenti fra le opere in mostra l’inedito, maestoso David con la testa di Golia, l’Annunciazione del Museo Nazionale di Capodimonte e, restaurata per l’occasione, la Minerva delle Gallerie Fiorentine.
Il catalogo che accompagna l'esposizione, curato da Roberto Contini e Francesco Solinas, è consultabile presso la Biblioteca delle Arti.
Scheda bibliografica del catalogo "Artemisia. La musa Clio e gli anni napoletani"